Dal lontano 1999, anno di fondazione di Aliante, “tanta acqua è passata sotto i ponti”: noi genitori ci siamo fortificati, ci siamo scrollati definitivamente di dosso quel senso di “colpa” che ogni tanto serpeggiava nelle nostre azioni, e siamo diventati sicuri di noi stessi ed agguerriti nel difendere i diritti dei nostri figli incapaci di rappresentarsi da soli.
Volevamo creare una associazione, e ci siamo riusciti con l’appoggio della cooperativa che i nostri ragazzi frequentavano: un’ associazione che desse un sostegno ai giovani con disabilità, per farli volare da soli, come un aliante che necessita di un traino iniziale, ma poi volteggia libero nel cielo.
Quest’anno abbiamo festeggiato i vent’anni di Aliante, nata il 13/10/1999. L’Aliante, in parte associazione di advocacy, si occupa di tempo libero, con un occhio al benessere e l’altro a fornire sollecitazioni e strumenti per migliorare i comportamenti e le autonomie di ciascuno. Facciamo cose bellissime, tanto che si sono aggiunte come soci famiglie i cui figli frequentano servizi gestiti da altre cooperative. Aliante, con i fondi elargiti da Fondazioni o derivanti da attività dei volontari, propone attività artistiche e creative, ludiche e motorie, gite, vacanze, ritrovi in pizzeria il sabato sera (chi l’ha detto che perché sono disabili, i nostri ragazzi devono andare nei posti dimenticati da tutti, negli orari e nelle date più strane, per non dare fastidio, nascosti come delle talpe?).
Il bello di tutto ciò è che in questi ambienti allegri, belli, inclusi nella comunità, con i loro amici-educatori bravi ed esperti, i nostri ragazzi si comportano benissimo e spesso sono loro a creare elemento di aggregazione e animazione.
Un esempio: il gestore del Residence a 4 stelle che avevamo affittato per la vacanza al mare di agosto, in un primo tempo non voleva ospitare i ragazzi sapendo che erano disabili, ma l’anno dopo è stato lui a chiederci di tornare ed ora è uno dei loro “amici”.
Le sfide sono ancora tante e forse ancora più complesse: la nostra forza è continuare a crederci e batterci affinchè un portatore di disabilità non sia “un figlio di un dio minore”.
Liana Baroni