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Al giorno d’oggi siamo immersi nella cultura dello scarto: ci sentiamo autorizzati a scartare tutto ciò che non è bello, non è utile, non è di successo, e se si tratta di persone, non mancano poteri e forze che finiscono per produrre una mentalità che può raggiungere posizioni aberranti. Anche Papa Francesco ha ricordato questo grave problema, denunciando che le vittime sono i più deboli e i più fragili: poveri, anziani, disabili gravi.

Tra le vittime di questa cultura dello scarto vorrei ricordare in particolare gli anziani, la cui longevità non sempre viene vista come un dono di Dio, ma a volte come un peso difficile da sostenere, soprattutto quando la salute è fortemente compromessa. Questa mentalità non fa bene alla società, ed è nostro compito sviluppare degli “anticorpi” contro questo modo di considerare gli anziani, o le persone con disabilità, quasi fossero vite non degne di essere vissute“.
Le associazioni di volontariato, come Aliante, lavorano per cambiare questa mentalità e sviluppare una cultura della inclusione e della solidarietà che permetta alle persone più fragili di essere viste nella loro dignità di persone e di dimostrare di poter essere o diventare risorse per la società., purchè siano rimosse le difficoltà e sviluppati quelli che il Papa chiama anticorpi, e che noi chiamiamo progetto di vita, autonomia, inserimenti in soluzioni abitative o lavorative appropriate o residenzialità con personale preparato e formato.

Un esempio di questa inversione di ruoli, da disabile a risorsa è rappresentata nella foto che segue.

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Nella foto si vedono un padre e un figlio. Per quasi 30 anni il papà ha accudito il figlio, affetto da autismo severissimo, imboccandolo, pulendolo, educandolo e tentando di correggere i suoi gravi comportamenti. Lo ha poi inserito in una residenza ad alta specializzazione (Fondazione Marino, RC).
Qui il giovane, ha imparato tante cose e ha abbandonato tanti suoi cattivi comportamenti. Il fatto che questi miglioramenti fossero comuni a tutti i giovani disabili della residenza ha permesso di aprire una mensa dove ogni giorno i ragazzi coi loro educatori preparano trenta pasti per i poveri, diventando così una risorsa per l’intera società.
Come si vede nella foto il nostro giovane è ora in grado di servire a tavola, e se tra i clienti della mensa c’è il papà, non gli va in braccio come fa in altro contesto, ma lo serve in modo perfetto, come un cameriere di professione.

(articolo di Liana Baroni)