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Alimentarsi e Nutrirsi in modo sano per mantenere ed aumentare il patrimonio di salute che si possiede alla nascita può considerarsi uno dei principali obiettivi di ogni persona.
In caso di disabilità, propria o di una persona cara, può diventare una disciplina quotidiana piacevole, da perseguire con ancor maggiore costanza e consapevolezza.

Il cibo è il primo “farmaco” e lo è tanto più per le persone con disabilità cognitive e/o con disturbi del neurosviluppo e che spesso presentano concomitanti patologie organiche e/o metaboliche.
Per questo, è prima di tutto necessario sapere se vi sono concomitanti patologie genetiche misconosciute che determinano l’impossibilità di utilizzare i costituenti degli alimenti, che siano aminoacidi, vitamine, oligominerali, etc. Seppure non sia sempre possibile individuare questo tipo di condizione: non si conosce ancora bene e del tutto il nostro genoma ed il suo funzionamento.
Altra condizione frequente che crea ulteriori ostacoli nell’alimentarsi sono le allergie e le intolleranze ad alcuni alimenti, per es. la celiachia o l’intolleranza al lattosio.
Si possono associare anche alterazioni nell’assorbimento dei principii nutritivi a livello gastrico ed intestinale, così come di ferro, calcio, magnesio, vitamine specie del gruppo B.
I bambini con disturbi del neurosviluppo presentano inoltre in modo specifico una ipersensorialità per cui tutti i loro sensi possono essere disturbati da ogni tipo di alimento. Ciò fa sì che via sia una iperselettività nella scelta degli alimenti.
Infatti, ci sono cibi che non vengono graditi per il colore, per la forma, per l’odore, per il sapore e per la consistenza.
Per questi bambini è inoltre necessario che la realtà esterna si ripeta costantemente e prevedibilmente: per cui si può mangiare solo un tipo di alimenti, sempre dello stesso colore e forma, sempre nello stesso tipo di piatto.
Questi bambini spesso non sanno o non possono comunicare adeguatamente il loro malessere derivante dalla ipersensibilità sensoriale per cui si esprimono con agitazione psicomotoria, urla, agiti etero ed auto-aggressivi.
Occorre dunque osservare molto il proprio caro con disabilità e essere consapevoli di tutto ciò che si fa e del modo in cui si propone un cibo. Ogni “rituale” connesso al cibo può essere mutato ma con consapevolezza, gradualità, flessibilità.
Per es., i cambiamenti alimentari devono essere di piccola entità, in modo che sia possibile familiarizzare con un cibo nuovo o una nuovo condimento dello stesso. Essi devono essere presentati come alternativa e non imposti. Occorre lasciare scegliere fra due opzioni, per es., prosciutto o bresaola, e accettare la decisione presa. E ricominciare il giorno dopo riproponendo in alternativa con pazienza e rinforzando ,con parole e gesti , i comportamenti di curiosità e gli assaggi dei cibi nuovi, pur parziali.
Può essere interessante e proficuo coinvolgere il proprio figlio durante la preparazione dei pasti, sempre con gradualità e attenzione alle sue reazioni.
I genitori che desiderano insegnare al proprio figlio come nutrirsi correttamente hanno maggiori probabilità di riuscirci se seguono essi stessi le regole giuste. E quando possibile, occorre che consumino i pasti insieme. Infatti, i bambini osservano come e cosa mangiano gli altri commensali.
Frequentare centri diurni con mensa o pranzare insieme ai pari diventa una opportunità unica per conoscere altri cibi e altri modi di nutrirsi rispetto a quello preferito e, a volte, esclusivo.
Le regole per una sana alimentazione da seguire per quanto possibile prevedono di:

  1. Bere almeno un litro e mezzo di acqua al giorno, eliminando bevande gassate, zuccherate e dolcificate, contenenti caffeina o altre sostanze stimolanti il SNC. Realizzare spremute e succhi di frutta e/o centrifugati, aggiungendo miele e non altri dolcificanti
  2. Cucinare e mangiare cibo fresco, colorato, vivo (non stracotto o bruciato o riutilizzato), se possibile biologico per evitare interazioni con ormoni aggiunti, sostanze chimiche usate per la coltivazione di frutta e verdura, conservanti, coloranti, edulcoranti. Ciò anche per evitare intolleranze acquisite
  3. Eliminare le farine raffinate tipo 00 a favore di farina di grano e altri cereali integrali.
    I cibi integrali contengono molti principii nutritivi presenti nel germe del grano e favoriscono il transito intestinale prevenendo la stitichezza (a sua volta motivo frequente,e non sempre compreso, di dolore e malessere). L’eliminazione degli zuccheri raffinati permette una maggiore stabilità del livello di glicemia che influisce anche sul tono dell’umore e sulla irritabilità.
  4. Privilegiare frutta e verdura, contenenti zuccheri naturali
  5. Predisporre una buona e ricca colazione anche con proteine animali (con ricotta, yogurt, bresaola), un pranzo più leggero della colazione ed una cena ancor più leggera per favorire un migliore sonno.
  6. In ognuno dei tre pasti principali occorre vi sia una quantità più o meno analoga di proteine, carboidrati complessi, frutta e verdura. Non é importante sapere le calorie o pesare il cibo stesso , a meno che ciò non faciliti l’ assunzione del cibo stesso da parte della persona con disabilità. Ciò che conta é che, a colpo d’ occhio, i tre componenti siano presenti in misura del trenta per cento per ogni pasto.
  7. Mangiare bocconi piccoli e masticare molto bene per favorire la prima “digestione” dei cibi che avviene grazie agli enzimi della saliva

In conclusione, alimentarsi diventa nutrirsi e nutrire gli altri, se si ha cura di se stessi ponendo attenzione nella scelta dei cibi, soffermandoci consapevolmente sul modo in cui li mangiamo.

(articolo di Concetta Stornante)